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L’anno che se n’è andato, e quello che è arrivato

Un orribile 2016 si chiude facendoci una sorpresa grandissima: in mattinata abbiamo chiesto – senza troppa convinzione – a  mia suocera Olga se se la sentiva di muovere qualche passo, lei si è alzata sicura e ha detto: “E che non ho camminato mai, nella vita?”. Così, solo quasi apparentemente sorretta da noi, si è avviata tranquilla verso il bagno. Ho pensato a un miracolo, e mi è anche venuto da piangere. Allora sono corso a prenderle Il Messaggero, come se il mondo fosse tornato a due mesi fa prima della sua terrificante caduta dalle scale, e mia suocera poi lo ha letto dalla prima all’ultima pagina, facendomi anche la rassegna stampa come mi ha fatto per anni prima della rovinosa caduta di novembre, iniziando così: “Tiziané, qui dice ‘Putin spiazza Obama’. ‘Sto Vlaidimir sta salendo, eh?”. Da qui in poi non mi sono ancora ripreso.

Ho pensato allora a quelli che non sono stati solo i tremendi lutti di quest’anno – su tutti, quello di Dario Fo e di Marta Marzotto (che ho avuto entrambi l’onore di conoscere e frequentare), e di un paio di amici carissimi – tentando di concentrami sulle (poche) cose belle che sono comunque successe e mi è venuta in mente la legge sulle Unioni Civili e quella del ‘Dopo di noi’ a protezione dei figli con handicap che un giorno saranno orfani. Mi sono così sentito fiero del mio Governo alla faccia di tutti quelli che lo hanno disprezzato, e molto felice di stare dalla parte che secondo me è quella giusta. Ho anche pensato che – nonostante tutto – il Senato è rimasto al suo posto, ma magari ne riparleremo fra vent’anni, e spero di esserci ancora per metterci del mio. Purtroppo ci saranno anche quei ragazzotti che adesso stanno barattando in rete al 50% il bonus di 500 euro donato loro da spendere in libri e cultura con la motivazione “tanto noi non leggiamo libri”, e penso che per allora saranno maturi e magari voteranno “contro” l’abolizione di una seconda Camera inutile, degni pronipoti come saranno del fenomeno pentapirla che sarà già scomparso da almeno quindici anni, e che tanto sui libri di storia (che comunque loro non leggeranno) avrà alloggio solo per un paio di righe, se ce l’avrà. Per finire, mi è venuto da sorridere pensando al titolo d’apertura di San Silvestro de IlFatto online: “Vogliono mettere il bavaglio al web”, riferito al dibattito serrato su come evitare le bufale in rete; senz’altro un’idea di un non-collega come Travaglio, che se potesse metterebbe il bavaglio con l’aggiunta di manette ai polsi anche a sua madre se scoperta a rubare un cucchiaino di marmellata.

E la finisco qui, che le gioie di fine anno son state anche troppe ancorché inaspettate, augurandomi possano ricominciare alla grande già con l’anno nuovo. Magari con quella che il 2017 mi dia la possibilità di riprendere le presentazioni di “Troppa nebbia nel cuore” dopo la pausa forzata dovuta all’incidente di mia suocera, un’altra che veda finalmente strappata di dosso per sempre la casacca della mia amatissima squadra a quel criminale seriale e compulsivo di Felipe Melo (o Felice Meno, come lo chiamo io: mi hanno assicurato che sarà così, fin dai prossimissimi giorni) e che nel complesso si prospettino 365 giorni felici e sereni per tutti i miei amici, che ho qui e non solo. Ce lo meritiamo proprio, e magari sarà finalmente così. Auguri di cuore soprattutto a mia moglie Igea, ai miei figli Michele e Stefano, a mia suocera Olga, a mia sorella Mariella e alla sua famiglia (che poi è più di un po’ anche la mia) e a tutti quelli che mi vogliono bene, che sanno benissimo quanto gliene voglio anch’io.

Buon Anno miei cari, di cuore.