Il mio film comico preferito di questi giorni è stato leggere in rete i commenti al film di Zalone. Un crescendo fantastico, che ha raggiunto il culmine con il quesito se ridere delle pellicole del ragazzo pugliese sia “di destra o di sinistra”. Un film di commenti di profonda originalità che non ha incassato nemmeno un euro ma che per me si è rivelato di incomparabile divertimento, e ne approfitto adesso per ringraziare autori e attori. Lo dico subito: non vedrò Quo Vado al cinema e aspetterò invece che faccia parte della programmazione di Sky e quindi rimando la visione almeno a giugno, ma quando accadrà so già fin d’ora che riderò per un’ora e mezza abbondante, come è successo tutte le volte passate in occasione di tutti gli altri suoi film. Mi ritengo (probabilmente non a ragione) di sinistra da sempre, addirittura anche prima di Renzi (!), quindi ho cominciato in tempi non sospetti ad ammirarlo, e si vede che sono un nesci e basta: vedrò di consolarmi della mia inettitudine, in un modo o nell’altro. Nel frattempo, se mi è permesso vorrei mettere in fila alcune cose che mi attireranno ancor più il disprezzo di chi invece ha capito tutto, ma tant’è. Eccone alcune.
Checco Zalone è prodotto umano e artistico diretto del laboratorio di Zelig, la più fervida e prolifica fucina della cultura umoristica nazionale degli ultimi tre secoli, e i suoi principali promotori (Gino & Michele) non hanno bisogno di patente particolare per essere definiti, se non quella naturale di “sinistra” da sempre, sempre che serva a qualcosa come distinzione. Per inciso entrambi, fin dal suo primo provino, hanno definito Zalone “un genio della comicità”, capace di prescindere rispetto a ogni tipo di schieramento trasversale e – se mi si permette – riduttivo al solo suo essere paventato. Ancora, nei suoi film, con l’andare del tempo, Zalone ha preso per il culo i leghisti in maniera tale da far impallidire le imprese del Trota; scherzando in termini di finta omofobia ha giovato più lui alla causa che una ventina di Gay Pride con tanto di carrozzoni di improbabili travestitoni al seguito; ha sdrammatizzato il tema del pericolo islamico quando l’Isis ancora non era nemmeno allo stato di bambino nella culla in maniera originale e delicata. Il suo pensiero, per me solo “apparentemente debole” è capace di far sorridere e ridere in modalità intelligente e (quasi) mai banale, del tutto innovativa e originale, neanche lontanamente paragonabile non dico al Bagaglino o marmaglia simile, ma nemmeno ad altri mezzi campioni anche loro del botteghino come Pieraccioni, e neppure mostri iconici come De Sica e Verdone. Poi, se qualcuno vuol stare a discettare sul fatto che ci siano milioni di compatrioti disposti a fare la fila per entrare in una sala dove si proietta Quo Vado etichettandoli tout court beoti nazionalpopolari, sono affari loro: si vede che buttare invece soldi per il seguito di una saga a stelle e strisce stantia come Star Wars fa sentire più innovativi e progressisti, e va bene così.
Il giorno di ferragosto del 2006, appena vinta la Coppa del Mondo di calcio, Checco Zalone venne in piazza, a Nerola, a presentare il suoi spettacolo “Siamo una squadra fortissimi”. Lo conoscevo appena ma rimasi stupito dal fatto che in migliaia si erano arrampicati fin qui per osannarlo, e lo feci anch’io: lo spettacolo si rivelò bellissimo, lui straordinario, e si sarebbe voluto che non andasse via mai. Prima dell’inizio dello show Zalone entrò nella tabaccheria del paese (dentro c’ero anch’io) e chiese gentilmente se poteva spedire un fax; lo fece e prima di andarsene ringraziò e salutò tutti i presenti, con grande semplicità e sincerità; era solo, senza agenti, questuanti, accompagnatori e men che meno guardie del corpo al seguito. Mi ricordo che immaginai che con il tempo avrebbe avuto grande successo, e che di domandarmi se fosse di destra o di sinistra non mi passò nemmeno per la mente, tanto non me ne fregava un cazzo. Proprio come oggi me ne frega in egual misura, anche se – volendo proprio farci un pensierino – dubito voti o abbia mai votato per la Lega, per Fratelli d’Italia e tutto il circondario melmoso del genere. Ma così va a finire che ci casco anch’io, e allora mi fermo qui che è meglio. Anche se un’idea – piccola, accennata e del tutto inutile – ce l’ho. E dai, la tengo per me.