(30 novembre 2012)
(non impressioni l’inizio sopra le righe, eh?) Due sono gli avvenimenti che hanno animato l’Onu nelle ultime ore, in pratica sovrapponendosi. Vabbé, sto scherzando, ma un po’ d’irriverenza mista ad orgoglio ci vuole, soprattutto se qui ora voglio sottolineare una delle migliori imprese della mia squadra; squadra amata, del cuore ma anche della pelle e del sangue. Infatti, oltre al riconoscimento nei confronti della Palestina ora divenuta a pieno titolo nazione beneficiata del titolo di “osservatore” ufficiale delle Nazioni Unite, i delegati del palazzo di vetro hanno avuto quasi contemporaneamente modo di prendere atto delle benemerite iniziative che derivano dal progetto “Inter campus”, illustrate sul posto dal presidente Moratti, fra l’altro accompagnato per l’occasione da due ambasciatori d’eccezione del calibro di Francesco Toldo e Luis Figo (si noti ancora il tono quasi ufficiale derivante dalla mia scrittura in questa occasione, ma si tratta sempre di doverosa e partecipata attenzione all’accaduto). E’ buono a sapersi che mai, nella lunga storia dell’Onu, una squadra di calcio era assurta al ruolo di speaker a quell’Assemblea generale; mai i rappresentanti di una squadra di calcio avevano calcato un campo del genere, e così prestigioso; mai i delegati di tutto il mondo avevano avuto modo di udire, apprezzare e applaudire una così benemerita iniziativa.
Per chi non ne fosse abbastanza a conoscenza, è doveroso illustrare che “Inter Campus” è un progetto avviato da tempo che ha coinvolto 10mila bambini di ben 22 Paesi in quattro continenti diversi e in zone particolari, nella quasi totalità arretrate e pressoché del tutto prive di impianti sportivi. L’idea della società nerazzurra è stata quella di togliere dalla strada una moltitudine di ragazzi (e ragazze), “insegnare” loro calcio e (soprattutto) le sue regole volte al fair play, offrire un’alternativa alla strada mettendo a disposizione un campo di calcio con istruttori ed educatori, e “regalare” letteralmente il sogno che potrebbe rivelarsi capace di aprire la via ad una vita meno misera: quello di poter un giorno diventare calciatori, non necessariamente dell’Inter.
Credo non vi sia bisogno di dilungarmi oltre, se non per dire una cosa ancora, almeno: magari senza amarla come faccio io – insieme ad almeno altri sette milioni di persone in Italia, e senza contare i sempre più numerosi “nuovi amici” sparsi per il mondo… – è comunque giusto, credo, rendere un doveroso riconoscimento alla società nerazzurra per l’azione svolta a favore di una moltitudine, la più variegata possibile, di giovani e giovanissimi sparsi ovunque nel pianeta. Sarebbe il minimo per che chi ama lo sport senza che a pesare sui giudizi sia, ancora una volta, l’orpello connesso alla squadra d’appartenenza, ma soltanto la soddisfazione di sentirsi parte di qualcosa che ha a che fare con la solidarietà verso i meno fortunati.
Tutto il resto è (solo) calcio, e ci torneremo sopra molto presto.
http://blog.panorama.it/amala/2012/11/30/inter-campus-all%E2%80%99onu-soddisfazione-che-dovrebbe-essere-di-tutti/