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Fedeli a San Siro

Editore: Mondadori
Collana: Strade Blu
Anno edizione: 2011
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 223 pagine
ISBN-10: 8804608749
ISBN-13: 978-8804608745
Peso articolo: 322 g

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Sono quasi dieci anni che “Fedeli a San Siro” ha visto la luce – edito per Mondadori nella collana “Strade Blu” – eppure è un libro che si può definire Ever Green – Green: verde, come il terreno gioco – di tutto rispetto, entrato di diritto nella storia del calcio non solo milanese. Era l’inizio dell’agosto 2011, e le copie della tiratura cartacea andarono esaurite in pochi mesi. Non è mai stata fatta la ristampa, anche perché io e Claudio ci eravamo ripromessi di aggiungere alcuni capitoli che ci erano rimasti nella penna (o nella tastiera, ché in quest’epoca quella si usa). Non lo abbiamo ancora fatto, ma non si sa mai che prima o poi succeda. In ogni caso, per chi non se ne è accaparrata una copia stampata esiste sempre la possibilità dell’e-book: li è disponibile per sempre attraverso tutte le maggiori piattaforme online specializzate. 

Negli anni sono state tantissime le presentazioni, e con particolare piacere ricordo quella a Coverciano, nel tempio della Nazionale, quando il libro venne poi addirittura accolto nella libreria della Federazione, oltre che la prima in assoluto poche settimane dopo l’uscita, alla Salumeria della Musica di Milano, alla quale partecipò anche Gianni Mura. “Fedeli a San Siro” gode infatti della sua prefazione, in pratica un pezzo dedicato da quello che è stato oltre che giornalista sportivo a tutto tondo (le sue cronache dal Giro e dal Tour de France hanno fatto epoca)  maestro assoluto del calcio scritto. Gianni, che è scomparso recentemente, era un amico con il quale ho vissuto parecchio momenti belli e unici che restano nel mio cuore, e il regalo che ci fece impreziosì il nostro esordio nel mondo della letteratura, non solo sportiva.

Già,  perché “Fedeli a San Siro” è un vero e proprio romanzo di vita, anzi di due vite: una di un interista (io) e l’altra di un milanista, diventati amici causa domicilio comune nello stesso condominio alla fine degli anni 70, che alfine decisero di mettere nero su bianco quello che si raccontavano: a voce, al telefono o via mail nel mio periodo romano.

A seguire trovate la scheda ufficiale del libro e poi l’introduzione che noi autori scrivemmo a quattro mani: poche righe, ma esaustive di quello che intendevamo e intendiamo per passione pura, per tifo sano e mai violento, per amore totale (ancorché contrapposto) nei confronti dello sport più bello del mondo.

Gli autori

Claudio tifa Milan (o tiene al Milan, come direbbe lui), e non saprebbe nemmeno spiegare come sia nata questa passione, tanto gli sembra naturale. Tiziano tifa Inter e anche per lui la fede nerazzurra non ammette spiegazioni, ovvia come una funzione vitale. Calcisticamente su sponde opposte, quindi, che più non si potrebbe. Eppure i due sono amici per la pelle, da quando più di trent’anni fa si conobbero per le scale del condominio dove abitavano, nel quartiere Città Studi di Milano.

Claudio e Tiziano, come si sarà capito, sono gli autori di questo libro, uno spumeggiante dialogo a distanza a colpi di miti, riti (e, perché no, liti), sfottò, equivoci, sofferenze, trionfi, scaramanzie, manie e tic da tifoso milanese. Un derby della penna in cui ognuno mette mano al proprio armamentario di “diavolo” o “serpente” per regalarci una galleria di ritratti comici e struggenti e una girandola di episodi spassosi e bizzarri: i primi calci all’oratorio (al Gallaratese quello di Claudio, a Niguarda quello di Tiziano) e il primo derby a San Siro, indimenticabile come il primo bacio; la torta per il decimo scudetto del Milan – un gigantesco profiterole bianco a forma di stella – commissionata dalla società direttamente alla pasticceria del papà di Claudio; o quella volta in cui proprio Claudio, imbucato a bordo campo come fotografo, irruppe sul terreno di gioco per abbracciare insieme ai compagni di squadra Aldo Serena, autore del gol della vittoria milanista; senza dimenticare quando Tiziano – interista in incognito – ha dovuto partecipare al “chi non salta nerazzurro è” intonato dai suoi colleghi strarossoneri dell’ufficio stampa del Milan (ebbene sì!): «Io saltellavo, ma in realtà non staccavo mai davvero i piedi da terra, quindi non commettevo nessun sacrilegio» ci tiene a precisare. Fedeli a San Siro è una divertente e (auto)ironica fenomenologia del derby meneghino, “un viaggio nell’epos della pedata” alla milanese, per dirla con Gianni Brera, uno dei numi tutelari cui i due protagonisti-autori sono più devoti, insieme a Rivera e Beccalossi, beninteso.

E se le due squadre milanesi la fanno da padrone, la città non è da meno. Così il calcio diventa anche il pretesto per rendere con scanzonata nostalgia un omaggio a una Milano che forse non c’è più, e a quella di oggi, che non sarà proprio come quella che non c’è più, ma che, insomma, tanto male non è. E almeno su questo l’interista e il milanista sono profondamente d’accordo.

Prefazione

Tra un po’ di sacro e tanto di profano

Secondo il De Laudibus Papiae (XIV secolo), Siro era il giovane galileo impegnato nel trasporto delle ceste di pani e pesci che poi Gesù si prese la briga di moltiplicare. Pare che poi il ragazzo si mise in testa di seguire Pietro a Roma per essere quindi spedito nella pianura padana a predicare e convertire le genti di quella (anche nostra) terra. Divenne così il primo vescovo di Ticinum Papiae, il nome romano dell’odierna Pavia. Sul calendario la sua festa è segnata il 9 Dicembre, due giorni dopo quella di Ambrogio, patron dei milanesi e quindi anche di Milan e Inter. Ci piace pensare che la moltiplicazione dei pani e dei pesci abbia attraversato i secoli fino a dare una casa alla nobiltà calcistica della nostra città, e che da quei giorni la moltiplicazione dei fedeli abbia investito anche le nostre vite, piacevolmente intossicate da questo gioco meraviglioso. Il tempio unico di San Siro, riconosciuto e conosciutissimo da tutti gli amanti del folber meneghino si trova sul fondo della via Novara, con indirizzo ufficiale in piazza Axum; lì convergono quasi tutti i mezzi di superficie atti al trasporto di folle immense e dedicate. Ci si può arrivare anche dopo essere scesi dal metrò di piazzale Lotto o dalle circolari 90 e 91: segue camminata benefica, perfetta per avvicinare meglio al sacro svolgersi del rito. In genere, il fenomeno si verifica la domenica, ma altre feste comandate al pallone possono capitare nel bel mezzo della settimana e senza tener troppo in conto nemmeno Avvento e Quaresima: succede in occasione di appuntamenti europei alle quali non intendiamo mancare mai. In tutte queste occasioni, preghiera accorata è quella che ci sia fatta la grazia di assistere alla celebrazione in gloria della nostra squadra. Cioè che si vinca, a costo di ricorrere alla supplica e al compimento del miracolo: potenzialità senz’altro nelle corde dei santi di questo calibro. Anche perché risulta inconfutabile che il nostro beneamato santo, ha pensato di mettere cappello proprio laddove le due compagini cittadine hanno più volte vinto entrambe Coppa dei Campioni e Champions League, che poi son la stessa cosa solo declinata in tempi diversi. E non trattasi certo di regola condivisa da altre parti, piuttosto l’unico caso al mondo per squadre di club: vorrà pure dire qualcosa, o no? Pier Paolo Pasolini ha scritto che “il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo” e a noi, fedeli a San Siro e al suo tempio, non resta che sottoscrivere, umilmente devoti.

L’intervista

Approfondimenti e Varie

La storia

Introduzione

http://www.librimondadori.it/libri/fedeli-a-san-siro

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http://fedeliasansiro-derbyblog.blogspot.it/