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Ghost writing

La figura del ghost writer affonda le sue radici di molto nel passato, ma si è andata affermando soprattutto negli ultimi anni quando è venuta ufficialmente e naturalmente allo scoperto, senza più l’obbligo – quasi – assoluto di doversi nascondere anonimamente dietro a chi beneficiava del servizio. Quello fornito da una professionalità di questo tipo è un supporto da considerare di alto e altissimo livello, davvero letterario tout court piuttosto che semplicemente editoriale. Infatti, il termine inglese ghost writer è letteralmente traducibile come “scrittore fantasma”, quindi in pratica come “soggetto invisibile” che opera – o, appunto, operava – “nell’ombra”. In genere, il “cliente” tipico di un gw è un politico, un grande manager, addirittura un giornalista; la prestazione richiesta può riguardare la stesura di un discorso, di una relazione per capitoli, di una serie di appunti e spunti necessari per qualsiasi tipo di intervento pubblico, addirittura di un libro firmato non dal suo vero autore. Un servizio di ghost writing professionale è reso fattibile grazie alla conoscenza approfondita del committente, da acquisirsi attraverso un periodo di affiancamento, un attento studio delle sue “uscite pubbliche”, una metabolizzazione del suo normale modo di “agire” e pensare; necessaria è anche una profonda conoscenza del settore di riferimento, delle iniziative gestite in passato e di quelle previste in calendario nell’immediato futuro. Di conseguenza ne può sortire un rapporto connotato dalla solidità, e fortemente basato sulla fiducia reciproca: aspetti fondamentali dell’operare di un ghost writer professionale che già da soli possono garantire l’assoluta bontà del risultato finale. Infatti, così “preparato” al meglio e ben indirizzato rispetto ai compiti “letterari” ai quali deve corrispondere, uno “scrittore (non più) fantasma” si può esprimere senz’altro al meglio, con reciproca e quasi automaticamente assicurata soddisfazione fra le parti.


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