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Solo un bicchiere d’acqua

Come mi capita spesso di questi tempi, anche stanotte mi sono svegliato presto (saranno state le 5) e mi è venuto in mente un episodio di quasi quarant’anni fa. E’ che ci penso spesso, però stavolta l’ho focalizzato bene. Dunque, era estate, io un ragazzino milanese barricadero. Entro in un bar dalle parti di XXII marzo per chiedere un bicchiere d’acqua: faceva un caldo terribile (sarà stata estate, immagino). Il barista mi guarda e squadra, e fa: “Certo, perché io sono qui a dar via le cose gratis, eh? Dai, bevi e smamma”. Me lo ricordo perfettamente, il tipo: cinquant’anni più o meno, pancia da alcolizzato, incazzato con la vita, milanese di seconda generazione che si credevano i padroni della città; i peggiori, di quei tempi.

Resto per un attimo basito, poi gli faccio: “No, mi dia anche un Ramazzotti”. Lui me lo serve sorpreso, io pago (mi ricordo ancora: 150 lire), poi prendo il bicchiere con quel liquido scuro e lo verso nel lavandino. Lo strafottente mi guarda allibito, e io gli dico: “Non è molto gentile lei, sa?”. E me ne vado.

Passa qualche tempo – credo proprio tutta l’estate – e un sabato, di ritorno da un corteo con il mio SO verso Città Studi in ordine sparso chiedo a qualcuno dei miei compagni di cordone di seguirmi in quel bar. Saremo stati una decina, qualcuno con i caschi e altri con il giubbotto – come dire? – rigonfio, ci mettiamo tutti in fila a quello stesso bancone, e uno alla volta chiediamo al panzone di darci – per favore – un bicchiere d’acqua. Lui lo fa con calma solo apparente anche se calmo non lo era per niente. Noi beviamo, poi uno alla volta usciamo. Resto per ultimo io, che alla fine lo ringrazio così: “Ecco, stavolta è stato gentile. Vede, basta poco. Arrivederci”, e che il saluto possa essere non del tutto d’addio lo rimarco bene dal tono della voce.

Tranquillizzo: la prima parte è reale, la seconda solo immaginifica. Era quello che avrei voluto fare, ma me la sono tenuto suo gozzo, fino adesso. In fondo, sono sempre stato gentile, e adesso – proprio adesso, stanotte – questa storia l’ho pure elaborata e rimossa. Mi sa che di notte penserò più spesso ad episodi di vita così vissuti, e la mattina poi prometto di scriverli, che è utile.